La Terra questa mattina, vista da uno dei satelliti Meteosat del servizio meterologico satellitare europeo, EUMETSAT Crediti immagine: EUMETSAT

Buona primavera astronomica!

Il 20 marzo 2023, alle ore 22:24 italiane, inizia la primavera astronomica!

Schemino che mostra l’allineamento perpendicolare dei raggi solari alle varie latitudini del nostro pianeta. Crediti immagine: @timeanddate.com

Questo è infatti il momento in cui i raggi solari sono perfettamente perpendicolari all’equatore del nostro pianeta, ed entrambi gli emisferi risultano divisi esattamente a metà tra buio e luce. È il cosiddetto equinozio, dal latino aequi-noctis, la notte lunga come il giorno.

Ovviamente la Terra è sempre divisa a metà tra un emisfero illuminato (diurno) e uno all’ombra (notturno), da una linea chiamata terminatore. A causa dell’inclinazione dell’asse di rotazione questa divisione però non rispetta sempre i meridiani geografici, e il terminatore si presenta sempre inclinato rispetto ad essi. Tuttavia, due volte all’anno capita che il terminatore passi esattamente per i poli del pianeta, e che quindi tutte le latitudini del pianeta risultino divise esattamente a metà da esso. In pratica, ricevono 12 ore di luce e rimangono al buio per le altre 12 ore.

Questione di calendario

Contrariamente a quanto siamo abituati a pensare, da qualche anno l’equinozio di primavera non cade più il 21 marzo, ma è ormai abbastanza stabile al 20 del mese. Questo perché il nostro calendario non rispecchia alla perfezione la realtà ma ne è un’approssimazione di comodo. Il tempo che trascorre tra un equinozio di primavera e il successivo si chiama anno tropico, e dura 365,2422 giorni. È immediato notare che questo tempo è un po’ più corto (di appena 11 minuti) dei canonici 365,25 giorni che si ottengono aggiungendo un giorno extra ogni quattro anni, il famoso bisestile.

Undici minuti sono pochi, ma il loro accumulo negli anni ha conseguenze significative: la data dell’equinozio scivola molto lentamente all’indietro. L’ultima volta che è capitato il 21 marzo è stato nel 2007, e nel 2044 comincerà a cadere addirittura il 19 marzo! Ma non c’è da temere di festeggiare la primavera a febbraio, perché già gli astronomi papali del Rinascimento si erano accorti del problema, e crearono così nel 1582 un nuovo calendario in vigore tutt’oggi. Si chiama calendario gregoriano, da Papa Gregorio XIII, ed è una riforma di quello introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.C.

Ritratto di Papa Gregorio XIII, autore della riforma che porta il suo nome e del calendario ancora oggi in vigore.

La differenza tra i due è molto piccola, ma tiene conto di quegli undici minuti di anticipo che si accumulano nel tempo. Il calendario gregoriano apparentemente funziona esattamente come quello giuliano, aggiungendo un giorno bisestile ogni quattro anni, ma quando si parla di un secolo tondo ecco che la questione cambia: solo i secoli divisibili per 400 sono bisestili! In parole povere, il 1700, 1800 e 1900 non sono stati bisestili (nonostante fossero divisibili per 4), ma il 2000 sì (perché divisibile per 400). Ecco perché l’attuale generazione non se ne è accorta.

Nel 2100 verrà di nuovo saltato un bisestile, e l’equinozio di primavera tornerà ad allinearsi al caro vecchio 21 marzo. È proprio grazie a questa piccola differenza (97 bisestili ogni 400 anni, invece di 100) che il calendario gregoriano rimane allineato alle stagioni terrestri. Il culto ortodosso mantiene invece il calendario giuliano per la propria liturgia, e questo spiega perché le loro festività sono spostate di un paio di settimane rispetto a quelle cattoliche.

La Pasqua e la Luna

Il giorno dell’equinozio di primavera è un passaggio importante, in quanto inizia il periodo in cui le ore diurne superano quelle notturne. Un trionfo della luce sul buio che quasi universalmente è considerato simbolo di rinascita, e per questo troviamo delle feste dedicate alla primavera in ogni cultura del pianeta. La nostra non fa eccezione: chiamiamo tale festività “Pasqua”, in quanto discende dalla pesach ebraica. Curiosamente è una delle poche feste ancora basate su un calendario lunare e non solare, in quanto definita come la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera.

Quest’anno il plenilunio di marzo è avvenuto il giorno 7, quindi prima dell’equinozio, e dunque per la Pasqua bisogna considerare la luna piena di aprile, che sarà giovedì 6 del mese. La prima domenica dopo tale data è il 9 aprile, ed è quindi questa la data della Pasqua per quest’anno.

Fu proprio la necessità di calcolare la data della Pasqua a partire dalla lunazione e dall’equinozio di primavera a convincere Papa Gregorio XIII a riformare il calendario: quello giuliano era andato avanti, aggiungendo troppi bisestili, e l’equinozio cadeva quindi tra il 10 e l’11 marzo. Mentre la Pasqua era ancora calcolata a partire dal 21 marzo (come prescritto dal Concilio di Nicea del 325 d.C.). Il risultato è che la Pasqua veniva celebrata sempre più tardi rispetto alla primavera, e alla lunga questo la avrebbe portata addirittura in estate! Per secoli si lavorò a risolvere lo “scandaloso errore”, di cui gli astronomi erano consapevoli già dal II secolo e gli ecclesiastici dal XIII secolo (ne parla persino Dante nel canto XXVII del Paradiso), ma fu solo con Gregorio XIII che si giunse a una soluzione.

Il risultato dunque è il calendario che usiamo ancora oggi, e che ormai è applicato internazionalmente da tutte le nazioni del mondo per poter dialogare e commerciare senza malintesi.

Tecnicamente esiste un’altra definizione di primavera, quella meteorologica: corrisponde al periodo dal 1° marzo al 31 maggio. Questo semplifica molto la gestione dei dati meteorologici (in quanto la stagione inizia a una data fissa nel tempo), e considera il fatto che i cambiamenti del meteo sono sfasati di qualche settimana rispetto ai momenti geometrico-astronomici veri e propri.

Comunque la chiamiate, buona primavera!

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